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Atalanta, l’ascesa della Dea dalla promozione alla Champions League

Pubblicata il 28/10/2021
Atalanta, l’ascesa della Dea dalla promozione alla Champions League
©Shutterstock/No use without permission
Tutto cominciò un decennio fa. Il 21 maggio 2011, 50 mila bergamaschi scesero nelle strade per festeggiare la promozione dell'Atalanta in Serie A. Il centro di Bergamo fu vestito di nerazzurro in una manifestazione d'entusiasmo mai vista prima. Il presidente Antonio Percassi aveva vinto la scommessa con se stesso: «In A subito o divento matto», aveva detto nel giugno 2010, tornato al timone della società dopo una prima esperienza negli anni Novanta.
Ma era solo l'inizio: i tifosi chiedevano addirittura l'Europa, come era accaduto ai tempi di Mondonico e Stromberg, e Percassi non si scomponeva: «Lavoreremo per dare ai tifosi ciò che si aspettano e che si meritano».
Mai promessa fu più realizzata, e forse nemmeno il presidente poteva immaginare che di lì a pochi anni l'Atalanta si sarebbe confrontata, senza cedere un metro di campo, con il Paris Saint Germain degli sceicchi o con top club stratosferici come Liverpool e Manchester United.
Gli inizi nella ritrovata Serie A, tuttavia, furono quasi drammatici. In estate scoppiò uno scandalo scommesse nel quale furono coinvolti gli atalantini Doni e Manfredini (quest'ultimo poi scagionato), accusati di aver tentato di “aggiustare” alcuni risultati del campionato precedente. Il club subì una penalizzazione di sei punti, un macigno per una neopromossa. Nel frattempo, Percassi aveva chiamato nell'area tecnica Pierpaolo Marino, vecchia volpe del mercato, il quale andò a prendere in Argentina il minuscolo ma talentuosissimo Maxi Moralez. Altro acquisto di livello, “El Tanque” Denis, già del Napoli e dell'Udinese.
Colantuono, il Gasperini di allora, riuscì a far partire la squadra a razzo, eliminando subito la penalizzazione. Alla fine, l'Atalanta approdò a metà classifica. Negli anni successivi, con la guida tecnica affidata ancora a Colantuono e poi a Reja, si susseguirono campionati piuttosto tranquilli (qualche brivido nella stagione 2014-15 costò il posto a Colantuono).
Nel frattempo, il vivaio nerazzurro era divenuto per il club una risorsa formidabile, sia dal punto di vista tecnico che economico, visto che alcuni talenti cresciuti in società sono stati ceduti a peso d'oro. L'elenco è nutritissimo: Gagliardini, Baselli, Zappacosta, Kessié, Conti, Caldara, Bastoni, Barrow e Kulusevski sono alcuni esempi.
Nel 2016, terminato il ciclo di Reja, Percassi chiamò in panchina Gian Piero Gasperini e d'incanto l'Atalanta cambiò passo: il quarto posto ottenuto al primo anno avverò la vecchia promessa d'Europa. Il tecnico si dimostrò straordinario non solo nel valorizzare il vivaio, ma anche nella capacità di trarre il meglio da tutti i nuovi acquisti, spesso sottovalutati altrove. Il resto è storia d'oggi.
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