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Catania, dalla Serie A al fallimento

Pubblicata il 23/12/2021
Catania, dalla Serie A al fallimento
©Shutterstock/No use without permission
Fallimento per insolvenza reiterata. Non necessita di spiegazioni la sentenza che mette definitivamente il Catania, da tempo sofferente. Si discuterà nelle prossime settimane di procedure, scadenze e proroghe, nonché della possibilità di salvare il titolo sportivo. In ogni caso, la decisione del tribunale catanese chiude una storia cominciata nel 1929 e ripartita nel 1946, con la società che scalò le gerarchie del calcio italiano, partendo dalla serie C, approdando in Serie A per la prima volta nel 1953-54 e restando nel grande giro per gran parte degli anni Sessanta. Senza girarci troppo intorno, inutile negare che quando si parla di Catania il pensiero di molti vada ad Angelo Massimino, presidente dal 1969 al 1973, dal 1974 al 1987 e dal 1992 all'anno della sua morte per un incidente stradale, nel 1996. Imprenditore edile, modi pittoreschi, frequenti agguati alla lingua italiana, Massimino fu uno dei dirigenti sportivi più popolari della sua epoca. Era un padre padrone, come ce n'erano negli anni Settanta, uno che sta alla storia del Catania come Anconetani e Rozzi a quelle di Pisa e Ascoli. Presidenti folcloristici, ma capaci di far galleggiare le loro creature di provincia nei mari del grande calcio. Gli anni di Massimino furono un continuo saliscendi fra Serie C, B e A. Nella massima serie il “Presidentissimo” arrivò una prima volta nel 1970, con Egizio Rubino (altra gloria del calcio siciliano) in panchina, Radu tra i pali e buoni giocatori come Buzzacchera, Pereni e Reggiani in mezzo al campo. L'anno dopo fu ingaggiato il nobile Romano Fogli, ex azzurro e campione d'Italia con il Bologna nel 1964, il che però non evitò una immediata retrocessione. Il Catania, guidato da Gianni Di Marzio, riemerse in A nel 1982-83. Dal 1980 erano state riaperte le frontiere, prima per uno straniero, poi per due. Massimino pescò in Brasile l'affidabile difensore Pedrinho e il talentuoso ma incostante Luvanor, in squadra c'erano anche un promettente Carnevale e due giocatori dal lungo passato come Claudio Ranieri e Giuseppe Sabadini, ex fludificante del Milan. Malgrado premesse discrete, fu un campionato disastroso, concluso con soli 12 punti. Da lì partì una lunga traversata nel deserto, fino al ritorno in A, nel 2005-06. Fu un altro periodo d'oro della storia del Catania, ammnistrato dal duo Pulvirenti-Lo Monaco. Per la prima volta dopo tanti anni il club riuscì a non tornare in B dopo una sola stagione. Anzi, rimase in A per ben otto campionati, durante i quali sulla panchina rossoblù si alternarono personaggi del calibro di Mihajlovic, Zenga e Montella. Clamorosa in quegli anni la bocciatura del Cholo Simeone, che si presentò con il suo secondo, il “Mono” Burgos. Nessuno immaginava cosa avrebbero fatto di lì a qualche anno i due nell'Atletico Madrid. Le vicende successive sono state piuttosto tristi. La retrocessione in C per illecito sportivo nel 2015 è stato l'inizio di un lungo limbo. Dalla terza serie, il Catania stavolta non è riuscito a risalire, fino alla sentenza di fallimento. Esclamare “clamoroso al Cibali” è una tentazione beffarda, ma quasi inevitabile.
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