Compleanno Zidane, mezzo secolo di trionfi tra campo e panchina
Il 23 Giugno è il compleanno di Zinedine Zidane. L'ex calciatore francese, ora allenatore, compie 50 anni. Ecco il suo profilo
Poesia in movimento, questo era in campo Zinedine Zidane . Tecnica da strada affinata su un campo di calcio, dove è stato per anni il sovrano indiscusso. Il leader tecnico riconosciuto da avversari, a cui per tutta la settimana veniva il mal di testa al solo pensiero di affrontarlo, e soprattutto dai compagni, che a volte, per dirla con le parole di Federico Buffa, “ gli tiravano pietre ricevendo in cambio delle rose ”. Una carriera iniziata nel Cannes, prima dell’esplosione nel Bordeaux. Lì la classica sliding door della carriera, nel quarto di finale di ritorno di Coppa Uefa contro il Milan, ribaltato per 3-0 in Francia dopo il 2-0 subito a Milano. Una partita magica la sua, che colpì non i dirigenti rossoneri – Braida e Galliani alla fine scelsero l’attaccante Dugarry autore di una doppietta in quel match – ma Luciano Moggi, abile a portarlo subito nella Juventus neo campione d’Europa .
Mai scelta si rivelò più azzeccata, nonostante un avvio difficoltoso. Un concentrato di classe che fece innamorare prima i suoi compagni, impressionati dalle giocate mostrate in allenamento, e poi i tifosi juventini, in un periodo magico per la Vecchia Signora che raccolse addirittura meno di quanto meritasse. Una Supercoppa Europea, una Coppa Intercontinentale, due scudetti ma anche due finali di Champions League perse in 212 partite in cui realizzò 31 gol, deliziando il mondo a suon di assist, suolate e “rulete ”, marchio di fabbrica della casa, che scatenarono un’asta internazionale vinta dal Real Madrid di Florentino Perez . Subito la Champions 2001-02 al primo tentativo, con una gemma di inestimabile valore, un sinistro volante decisivo per sconfiggere la resistenza del Bayer Leverkusen, ultimo grande trofeo alzato da Zizou, autore di un quinquennio d’oro in Blancos, da 49 gol in 227 incontri , interrotto nel 2006 quando improvvisamente decise di attaccare gli scarpini al chiodo.
Prima però c’era da portare in scena l’ultima recita, il mondiale in Germania con la nazionale francese, squadra nella quale si è vista fino in fondo la vera natura di Zidane. A partire dal mondiale 1998 , iniziato con un violento fallo di reazione nel match del girone contro l’Arabia Saudita e terminato con una doppietta di testa nella finalissima contro il Brasile , valsa il primo titolo iridato per il Blues con conseguente unico Pallone d’Oro vinto dal fuoriclasse transalpino, per concludere con la campagna tedesca nel 2006. Una competizione da vero leader, capace di trascinare i suoi a un sofferto passaggio del turno per arrivare alla finalissima contro l’Italia. Anche in questo caso il marchio sulla partita, un gol su cucchiaio dal dischetto per aprire le danze – il quarto giocatore dopo Vavà, Pelè e Breitner a segnare in due finali mondiali differenti – per poi concludere, dopo il pari di Materazzi, con un altro colpo di testa decisivo, ma non verso la porta di Buffon, bensì sul petto di Matrix, costato l’inevitabile cartellino rosso (quattordicesimo della carriera) e soprattutto la sconfitta ai calci di rigore, per un finale di carriera increscioso, non all’altezza di un uomo da 108 incontri e 31 gol in nazionale.
Neanche l’astronomica cifra offerta da Perez lo fece tornare indietro, ma il suo rapporto con il Real Madrid non finì in quel momento. Zidane infatti tornò sulla panchina Merengues nel gennaio 2016, dopo un’esperienza prima da secondo di Ancelotti poi nella squadra “B”, dimostrandosi uno straordinario vincente anche da allenatore. Due volte campione nella Liga, altrettante nella Supercoppa di Spagna, ma il vero capolavoro di Zizou arriva in Europa con la vittoria di t re Champions consecutive tra 2016 – anno dell’esordio – e 2018, unico nella storia ad aver realizzato questo tris. Ora, dopo anni di vittorie, il francese sta aspettando una nuova sfida, perché lui è così, istintivo, determinato, disincantato, forse di un altro pianeta, sicuramente proprietario di quella nuvola citata da Marcello Lippi, su cui nessun altro calciatore a parte lui poteva salire.