Coppa d'Africa, tutti gli "italiani" che possono ancora vincerla

Pubblicata il 27/01/2022
Coppa d'Africa, tutti gli "italiani" che possono ancora vincerla
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Con un certo solllievo per i club italiani, la Coppa d'Africa si avvia a chiudere i battenti. Ultimo atto domenica 6 febbraio, preceduto dai quarti in programma il 29 e il 30 gennaio e dalle semifinali del 2 e 3 febbraio. Com'è ormai prassi, la competizione ha tolto forze fondamentali alla Serie A per tutto il mese di gennaio, con una ulteriore aggravante rispetto alle edizioni precedenti, visto che alle assenze dovute alla Coppa d'Africa si sono uniti i numerosi forfait per Covid. Per alcuni club, una vera ecatombe. Il Milan, ad esempio, ha pagato un prezzo carissimo, riscontrabile in termini di punti persi nelle ultime partite. Pioli ha dovuto fare a meno di Kessie e Bennacer, un pezzo di centrocampo, mentre in difesa l'assenza di Ballo-Touré si è saldata a quelle “pandemiche” di Calabria e Romagnoli e ai guai al ginocchio di Tomori, per non parlare del grave infortunio di Kjaer. E i guai non finiscono qui, perché Kessie e Ballo-Touré sono usciti dalla Coppa d'Africa seriamente acciaccati.

Il Napoli ha fatto miracoli sul campo con un organico falcidiato da problemi di tutti i tipi. Nello specifico, alla rassegna africana ha consegnato due colonne come Koulibaly e Anguissa, a cui si è aggiunto Ounas. Dai quarti in poi, il plotone proveniente dalla serie A si è ovviamente ridotto, ma in lizza ci sono ancora dieci “italiani”, non pochi. Tre sono del Senegal: Koulibaly (Napoli), Keita Balde (Cagliari), Mbaye (Bologna), a cui in teoria si aggiunge Ballo-Touré (Milan), come detto out per infortunio. Ben quattro giocano nel Gambia: Barrow (Bologna), autore del gol-vittoria negli ottavi con la Guinea, Darboe (Roma) e i cugini Omar ed Ebrima Colley, rispettivamente di Samp e Spezia. I padroni di casa del Camerun ne schierano due, Anguissa (Napoli) e Hongla (Verona); il Marocco uno, Amrabat (Fiorentina). Chi di questi raggiungerà la finale, sarà indisponibile anche per la riapertura del campionato, nel primo week end di febbraio. Ci si può lamentare poco, comunque, visto che il problema è arcinoto da tempo. La soluzione, in un calcio che si dice globalizzato, sarebbe magari prevedere un'ampia sosta dei campionati in coincidenza con la competizione africana, o con parte di essa. Ma per fermarsi a gennaio si dovrebbe giocare un po' di meno e l'aria, viste anche le pressioni per varare il mondiale in versione biennale, non sembra proprio favorevole.