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Da Buffon a Veron passando per Chiesa: i protagoinisti del Parma di Tanzi
Pubblicata il 06/01/2022
©Shutterstock/No use without permission
Prima fu bel calcio, serenità, valori e scelte illuminate; poi opulenza, acquisti esagerati e milioni a palate; infine fallimento e dissesto. Questa la parabola del Parma di Tanzi, tornata d'attualità con la scomparsa del suo patron, condannato per il crac Parmalat e altre storie e da tempo agli arresti domiciliari. L'inizio del “miracolo” che portò ai vertici del calcio un club fino ad allora altalenante tra B e C, si dové però in primo luogo alle intuizioni di Ernesto Ceresini, presidente di lungo corso, e del direttore generale Pastorello, che nel 1989 mise il Parma nelle mani di Nevio Scala. Ex buon giocatore, con un passato in Milan, Roma, Inter e Fiorentina, Scala aveva 42 e un'unica esperienza come allenatore, nella Reggina, portata dalla C alla B. In rosa c'erano già ragazzi che avrebbero fatto la storia del club: Minotti, Bucci, Apolloni, Osio e Melli. Dal mercato arrivarono anche Zoratto, Pizzi e Ganz, con il sostegno munifico della Parmalat di Tanzi, che già figurava come sponsor. Arrivò subito la promozione in A, un sogno che il povero Ceresini, scomparso a gennaio, non poté vivere. L'anno dopo, Tanzi assunse direttamente le redini del club, nominando alla presidenza un suo uomo, Giorgio Pedraneschi. L'impatto del Parma con il grande calcio fu fragoroso. Gli uomini di Scala si muovevano come un blocco unico, fatto di tecnica, movimento e pressing. Dal punto di vista tattico, esprimevano un inedito 5-3-2, che aveva la sua più grande novità nelle dinamiche del terzetto difensivo: Minotti era un libero moderno, portato al gioco ma anche alla marcatura; Apolloni era uno stopper evoluto; il belga Grün era la vera carta a sorpresa, perché si staccava dalla linea difensiva e andava a fare gioco con i centrocampisti. Il 5° posto conquistato da neopromosso e la conseguente qualificazione in Coppa Uefa rappresentarono solo l'inizio di una vicenda gloriosa, che portò il Parma a lottare in più occasioni per lo scudetto e a centrare una serie straordinaria di successi internazionali. Uno fra gli altri, la Coppa delle Coppe del 1993, che nella finale contro l'Anversa vide in campo la formazione che più di tutte può assurgere a simbolo dell'era Scala: in porta Ballotta (che in quella stagione sostituì il brasiliano Taffarel), il trio difensivo Minotti-Apolloni-Grün, fiancheggiato dai due terzini a tutta fascia Benarrivo (dalla vitalità atletica inesauribile) e Di Chiara (ex ala di buona tecnica). A centrocampo, il playmaker Zoratto, il tuttofare Cuoghi e il geniale Osio. In attacco, il centravanti Melli e lo svedese Brolin, rapido e imprevedibile.Negli anni successivi, a Scala successero Ancelotti e Malesani; Tanzi ampliò a dismisura ambizioni e spese, acquistando pezzi pregiati come Buffon, Cannavaro, Thuram, Veron, Zola, Asprilla, Chiesa, Crespo. Il bilancio, oltre alla citata Coppa delle Coppe, parla di due Coppe Uefa, una Supercoppa Europea, tre Coppe Italia e una Supercoppa Italiana. Poi il Parma si scoprì parte di una galassia malata. L'era Tanzi finì nel 2004 e cominciò un'altra storia: l'isola felice, come era stata definita nei primi anni del boom, era annegata nei debiti del suo massimo artefice.