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Da Papin a Giroud, la storia dei francesi al Milan
Pubblicata il 10/02/2022
©Shutterstock/No use without permission
Fino a qualche giorno fa, non è che avesse proprio entusiasmato. La sua vicenda milanista poteva perfino essere accostata al mezzo flop di Christophe Dugarry, che nel 1996 arrivò a Milano con grandi strepiti, per ripartire dopo una sola stagione. Con la differenza che Olivier Giroud è sbarcato a Milano da campione in carica, mentre Dugarry il mondiale lo vinse al termine della stagione successiva.
La doppietta nel derby, seguita da quella che ha abbattuto la Lazio in Coppa Italia, ha invece cambiato radicalmente il panorama. Smaltiti gli acciacchi e approfittando (bisogna dirlo) dell'assenza di Ibrahimovic, Giroud è tornato all'altezza delle aspettative, e forse anche al di là, visto che i suoi 35 anni alimentavano legittime diffidenze. Ora, più che a Dugarry, può puntare ad emulare altre due grandi punte francesi, che con il Milan hanno vinto molto: Jean Pierre Papin e Nestor Combin. Papin giocò dal 1992 al 1994 nel Milan invincibile di Capello. Arrivò dal Marsiglia scortato dalla gloria del Pallone d'Oro ricevuto nel 1991, ma chi si aspettava un fuoriclasse rimase deluso. Era piuttosto un ottimo giocatore, rapido e scaltro, temibilissimo quando lo asssteva condizione e salute. In quel Milan che segnava pochino ma non prendeva gol quasi mai, non fece sfracelli in fase conclusiva: 13 gol in campionato al primo anno, 5 al secondo. Ma nelle sfide internazionali la sua media-gol si impennava. Chiuse il suo biennio al Milan con una bacheca lussuosa: due scudetti, due Supercoppe Italiane e soprattutto la Champions League del 1994. Non giocò la finale con l'Ajax, ma contribuì ad arrivarci con 4 reti in 6 partite.
Per ricordare Nestor Combin bisogna tornare indietro fino agli anni Sessanta. A dire il vero, la sua cittadinanza francese era acquisita, mentre di nascita era argentino. E proprio questo scatenò l'inferno il 22 ottobre 1969 quando, insieme al Milan, si presentò alla Bombonera di Buenos Aires per giocare il ritorno della Coppa Intercontinentale, contro l'Estudiantes. Pubblico e giocatori avversari lo ritennero un traditore della patria, degno di essere punito duramente, tanto più che aveva rifiutato di tornare in Argentina dopo aver ricevuto la chiamata per il servizio militare. In una partita di inusitata violenza (a senso unico) il portiere Poletti e il difensore Aguirre Suarez, non proprio due gentiluomini, lo colpirono con un pugno e una ginocchiata al volto, lasciandolo pesto e sanguinante. E non era tutto: a fine partita le forze dell'ordine arrestarono e trattennero il povero Combin, finché non fu chiaro che aveva svolto regolarmente la leva in Francia. Le foto del giocatore con il volto tumefatto sono ancora reperibili sul web in tutta la loro durezza. Per la cronaca, la partita finì 2-1 per l'Estudiantes, ma il Milan, fra una violenza e l'altra, ne uscì vittorioso, visto che l'andata era finita 3-0 per i rossoneri, con un gol proprio del “traditore” Combin.
La doppietta nel derby, seguita da quella che ha abbattuto la Lazio in Coppa Italia, ha invece cambiato radicalmente il panorama. Smaltiti gli acciacchi e approfittando (bisogna dirlo) dell'assenza di Ibrahimovic, Giroud è tornato all'altezza delle aspettative, e forse anche al di là, visto che i suoi 35 anni alimentavano legittime diffidenze. Ora, più che a Dugarry, può puntare ad emulare altre due grandi punte francesi, che con il Milan hanno vinto molto: Jean Pierre Papin e Nestor Combin. Papin giocò dal 1992 al 1994 nel Milan invincibile di Capello. Arrivò dal Marsiglia scortato dalla gloria del Pallone d'Oro ricevuto nel 1991, ma chi si aspettava un fuoriclasse rimase deluso. Era piuttosto un ottimo giocatore, rapido e scaltro, temibilissimo quando lo asssteva condizione e salute. In quel Milan che segnava pochino ma non prendeva gol quasi mai, non fece sfracelli in fase conclusiva: 13 gol in campionato al primo anno, 5 al secondo. Ma nelle sfide internazionali la sua media-gol si impennava. Chiuse il suo biennio al Milan con una bacheca lussuosa: due scudetti, due Supercoppe Italiane e soprattutto la Champions League del 1994. Non giocò la finale con l'Ajax, ma contribuì ad arrivarci con 4 reti in 6 partite.
Per ricordare Nestor Combin bisogna tornare indietro fino agli anni Sessanta. A dire il vero, la sua cittadinanza francese era acquisita, mentre di nascita era argentino. E proprio questo scatenò l'inferno il 22 ottobre 1969 quando, insieme al Milan, si presentò alla Bombonera di Buenos Aires per giocare il ritorno della Coppa Intercontinentale, contro l'Estudiantes. Pubblico e giocatori avversari lo ritennero un traditore della patria, degno di essere punito duramente, tanto più che aveva rifiutato di tornare in Argentina dopo aver ricevuto la chiamata per il servizio militare. In una partita di inusitata violenza (a senso unico) il portiere Poletti e il difensore Aguirre Suarez, non proprio due gentiluomini, lo colpirono con un pugno e una ginocchiata al volto, lasciandolo pesto e sanguinante. E non era tutto: a fine partita le forze dell'ordine arrestarono e trattennero il povero Combin, finché non fu chiaro che aveva svolto regolarmente la leva in Francia. Le foto del giocatore con il volto tumefatto sono ancora reperibili sul web in tutta la loro durezza. Per la cronaca, la partita finì 2-1 per l'Estudiantes, ma il Milan, fra una violenza e l'altra, ne uscì vittorioso, visto che l'andata era finita 3-0 per i rossoneri, con un gol proprio del “traditore” Combin.