Dai trofei al cholismo, Simeone e i suoi 10 anni all’Atletico Madrid

Pubblicata il 19/01/2022
Dai trofei al cholismo, Simeone e i suoi 10 anni all’Atletico Madrid
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Dieci anni fa, il “cholismo” non esisteva. C'era però il Cholo, vale a dire Simeone, ancora nella fase iniziale della sua carriera da allenatore. Aveva cominciato nella sua Argentina, poi aveva avuto una esperienza formativa a Catania, poi ancora in patria, alla guida del Racing Club.
Proprio in quel periodo, però, l'Atletico Madrid si trovò in brutte acque, tanto che, dopo una umiliante uscita di scena in Copa del Rey con l’Albacete (Terza Divisione), saltò il tecnico Gregorio Manzano. A quel punto, qualcuno pensò al Cholo, che con la maglia dell'Atletico aveva vissuto cinque stagioni molto intense. Era il dicembre 2011: Simeone venne, vide, cambiò e vinse, stabilendo un feeling magico con tutto l'ambiente. La squadra rimontò dal decimo posto al quinto, e in Europa League azzeccò una serie di otto vittorie che la portarono in finale, contro l'Athletic Bilbao. Partita che non ebbe storia: dopo 35 minuti lo splendido Radamel Falçao aveva già segnato due volte, il terzo lo fece Diego, ex Juventus. Simeone aveva già forgiato una difesa di ferro, con la coppia Miranda-Godin e gli esterni Juanfran e Felipe Luis. Gabi era il metronomo, Arda Turan metteva creatività. Ma era solo l'inizio. L'Atletico di Simeone si sarebbe presto affermato come un microcosmo granitico, fatto di un agonismo a tratti cinico e di una compattezza da falange macedone. Doti che negli anni hanno permesso ai Colchoneros di inserirsi nella diarchia Real Madrid-Barcellona, pur avendo meno mezzi e, in teoria, minori valori tecnici.
A paragone con i rampanti modelli del calcio “estetico”, diffusi dal Barça e dal Real, l'Atletico è parso spesso un manipolo di brutti, sporchi e cattivi, retaggio di un vecchio calcio dalla faccia feroce e dai modi spicci. Ma era un'esagerazione: il gioco predicato da Simeone non manca di punte di “perfidia”, ma non disconosce creatività, tecnica e possesso. In un decennio, l'Atletico Madrid ha messo in bacheca due volte la Liga, una Copa del Rey, una Supercoppa di Spagna, due titoli in Europa League e due Supercoppe Uefa. Di contro, ha visto due volte la Champions League svanire sul più bello, sempre contro il Real. La prima, nel 2014, è forse la più terribile, perché il pareggio di Sergio Ramos arrivò all'ultima mischia, prima del crollo dell'Atletico ai supplementari. Ma anche la seconda, persa nel 2016 ai rigori, è un ricordo amarissimo. Dopo botte del genere, in altri ambienti si sarebbe parlato di delusioni irreparabili, magari di fine di un ciclo. Ma il cholismo va esattamente nel senso contrario: finché c'è lotta c'è speranza. Va così da dieci anni, e nessuno può dire quanti ne passeranno ancora.