Dal mondiale all'Europeo, l'11 luglio è un giorno magico per l'Italia
Ancora l’11 luglio. Trentanove anni dopo la notte del Bernabeu, quella del terzo titolo mondiale dell’Italia di Enzo Bearzot, arriva un altro titolo festeggiato nella stessa data. Sempre inaspettato, forse ancor di più di quello del 1982. Al Mundial spagnolo partecipò comunque una formazione reduce da diversi piazzamenti di livello, al contrario di Euro 2020, giocato un anno dopo causa pandemia mondiale, dove la nazionale azzurra allenata da Roberto Mancini, arrivata sì all’appuntamento con una striscia aperta di risultati utili consecutivi, era una rappresentativa dal minor tasso tecnico, che voleva in ogni modo cancellare la drammatica eliminazione dal mondiale del 2018. Obiettivo raggiunto alla grande, dopo una manifestazione da assoluta protagonista, con un girone giocato in Italia, dal sapore delle “Notti Magiche” di Italia ’90, chiuso a punteggio pieno, che ha trascinato gli azzurri fino all’atto finale di Wembley, contro l’Inghilterra padrone di casa. Un inizio da incubo, con il gol di Shaw arrivato dopo appena 117 secondi – rete più veloce nella storia di una finale europea – una batosta psicologica che avrebbe potuto buttare giù anche la squadra più sicura del mondo, ma non questa Italia che alla sua maniera, con grande pazienza e mantenendo sempre il pallino del gioco in mano, ha raggiunto il pareggio nella ripresa grazie al tap-in in mischia di Leonardo Bonucci, per poi spuntarla nella lotteria dei calci di rigore, grazie a un super Gianluigi Donnarumma, capace di neutralizzare gli ultimi due rigori a Jadon Sancho e soprattutto l’ultimo a Bukayo Saka, quello dell’esplosione di gioia che ha permesso agli azzurri di tornare sul tetto d’Europa 43 anni dopo il successo casalingo del 1968.