Dall'apoteosi di Dortmund al tracollo di Monchengladbach: la lunga storia del declino azzurro
Sono passati esattamente sedici anni da quella magica notte di Dortmund nel catino caldo del Westfalenstadion, ora Signal Iduna Park. Una partita che resterà sempre nella memoria del tifoso azzurro, soprattutto grazie a un finale indimenticabile, quel 2-0 maturato nel finale dei tempi supplementari frutto dell’uno-due Grosso-Del Piero nel giro di un paio di minuti, che ha permesso poi all’Italia di aggiudicarsi il quarto titolo mondiale nella lotteria dei calci di rigore in finale contro la Francia. Una data, quella del 4 luglio 2006, indimenticabile ma che stona in maniera netta con il presente azzurro. Sì, è passato meno di un anno dalla vittoria di Euro 2020, ma la nazionale italiana, durante questi lunghi 16 anni è stata protagonista di una continua e costante deriva, culminata proprio con la mancata partecipazione consecutiva agli ultimi due campionati del mondo, l’ultima solo pochi mesi fa. Quel 2006 infatti è stata l’ultima edizione in cui l’Italia è riuscita a superare la fase a gironi, visto che nel 2010 e 2014 le nazionali allenate rispettivamente da Marcello Lippi e Cesare Prandelli hanno subito in entrambe le occasioni l’onta dell’eliminazione già nella prima fase. Sicuramente meglio del vedere un’altra rassegna iridata da casa, uno degli aspetti negativi della faccenda al pari della crisi del movimento soprattutto se paragonata alla crescita delle altre big. Proprio prendendo spunto da quella partita, il paragone con il calcio tedesco calza a pennello. Una lenta e continua rivoluzione partendo dai settori giovanili con risultati evidenti sia a livello di club che di nazionale. Dopo quella vittoria per l’Italia ne arrivò un’altra pesantissima nella semifinale di Euro 2012 contro la rappresentativa guidata da Low, l’ultima però in un decennio preciso. Nelle altre sei occasioni sono arrivati infatti quattro pareggi e due sconfitte, l’ultima pesantissima per 5-2 a Monchengladbach nella Nations League, sintomo della differenza abissale tra le due realtà, un divario che Roberto Mancini sarà chiamato a colmare entro il prossimo campionato Europeo del 2024, quando l’Italia parteciperà da campione in carica uscente.