Dall'inferno alla rinascita: la nuova vita di Francesco Flachi

Una rovesciata come metafora di vita perché “dopo che l’hai provata puoi cadere, ma rialzarti, riprovarci e fare gol”. Una frase che spiega a pieno la parabola calcistica di Francesco Flachi, un giocatore estroso, fuori dagli schemi, uno che i tuoi occhi andavano a cercare d’istinto, proprio come quelle giocate con cui deliziava i propri tifosi. Una carriera però in completa con quella sensazione di non aver potuto dare tutto, per colpe sue come ha più volte riconosciuto, in uno dei più grandi “what if” del calcio italiano degli ultimi anni.

Dalle giovanili con la sua Fiorentina, cariche di aspettative mai pienamente confermate tra i grandi, all’approdo alla Sampdoria la sua isola felice, conosciuta negli anni difficili del club, quelli della salvezza dalla Serie C, fino al ritorno tra i grandi della Serie A, in coppia con il suo padre calcistico Walter Novellino, proprio colui che l’ha riabbracciato nello scorso febbraio nel giorno del suo rientro in campo dodici anni dall’ultima volta in un Signa-Prato di Eccellenza toscana. Sì, ben dodici anni, tanto è durata la squalifica di Flachi, trovato nel 2009 nuovamente positivo alla cocaina due anni dopo l’ultima volta, una recidiva che gli è costata un allontanamento record da quel mondo che stava finalmente conquistando, arrivando a sfiorare addirittura la nazionale. Come capita in un mondo di scarsa memoria, in questo lungo lasso di tempo in tanti gli hanno voltato le spalle, mai il popolo doriano, che l’aveva erto a beniamino del nuovo corso, venendo ripagata a suon di gol, che lo hanno fatto diventare il terzo marcatore della storia del club dietro a Mancini e Vialli, due veri eroi, come nel suo piccolo è diventato anche lui per la tifoseria, nonostante abbia scelto di vivere un po’ sottosopra, proprio come le sue amate rovesciate.