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Dalla Lazio al Milan, le grandi rimonte che permettono alla Juventus di sognare lo scudetto
Pubblicata il 04/03/2022
©Shutterstock/No use without permission
Undici giornate a disposizione, 33 punti in palio, con l'obiettivo di recuperarne sette (o otto, considerando la situazione negli scontri diretti): anche considerando la frenata generale ai vertici, per la Juve rientrare nel giro scudetto è tutt'altro che facile. A favore di Allegri però parla il passato: sia il suo personale, visto che più volte le sue squadre hanno accelerato il passo nel corso della stagione, sia quello del campionato di Serie A, che più volte ha offerto lo spettacolo agrodolce di grandi e imprevedibili rimonte. Proprio la Juve ne sa qualcosa, visto che più volte ha recitato sia da lepre che da preda. Clamoroso e a buon fine l'inseguimento dei bianconeri all'Inter, nella stagione 2001/02. I nerazzurri, guidati da Hector Cuper, a cinque giornate dal termine avevano 6 punti in più rispetto alla Juve, ma complici un paio di battute d'arresto arrivarono all'ultimo turno con una sola lunghezza di vantaggio. Poteva bastare, se non che incapparono nel fatale 5 maggio, quando franarono all'Olimpico (4-2) contro la Lazio. La Juve passò a Udine e festeggiò il tricolore.
Due anni prima, però, era stata proprio la Signora a piangere lacrime amare dopo una rimontona della Lazio di Eriksson. Lo scudetto sembrava già bianconero a otto giornate dalla fine, quando i biancocelesti persero a Verona e fra le due squadre si aprì un baratro di nove punti. «Verona è la nostra Waterloo, lo scudetto è andato», disse il patron della Lazio Sergio Cragnotti. Ma dagli spogliatoi del Bentegodi Simeone ringhiò: «Dobbiamo crederci, non è finito niente», dando un saggio di quello che qualche anno dopo si sarebbe chiamato “cholismo”. L'argentino suonò la carica anche in campo e cominciò a fare gol a ripetizione, a cominciare da quello che consentì alla Lazio di vincere lo scontro diretto a Torino. Lo svantaggio si ridusse a due punti alla vigilia dell'ultima giornata, rimasta nella storia: la Lazio vinse facilmente con la Reggina, a Perugia Calori schiantò la Juve, dopo una lunghissima e discussa interruzione del gioco causa maltempo. Fu una sorta di contrappasso positivo per i biancocelesti, che l'anno prima la rimonta, non meno beffarda, l'avevano subita ad opera del Milan di Zaccheroni, capace di recuperare 8 punti nelle ultime sette giornate e di ghermier in extremis lo scudetto vincendo proprio a Perugia. Insomma, Allegri può crederci, anche se le rimonte di solito si realizzano mettendo nel mirino un avversario. In questo caso, le lepri sono ben tre (Milan, Napoli e Inter) e le cose si complicano ulteriormente.
Due anni prima, però, era stata proprio la Signora a piangere lacrime amare dopo una rimontona della Lazio di Eriksson. Lo scudetto sembrava già bianconero a otto giornate dalla fine, quando i biancocelesti persero a Verona e fra le due squadre si aprì un baratro di nove punti. «Verona è la nostra Waterloo, lo scudetto è andato», disse il patron della Lazio Sergio Cragnotti. Ma dagli spogliatoi del Bentegodi Simeone ringhiò: «Dobbiamo crederci, non è finito niente», dando un saggio di quello che qualche anno dopo si sarebbe chiamato “cholismo”. L'argentino suonò la carica anche in campo e cominciò a fare gol a ripetizione, a cominciare da quello che consentì alla Lazio di vincere lo scontro diretto a Torino. Lo svantaggio si ridusse a due punti alla vigilia dell'ultima giornata, rimasta nella storia: la Lazio vinse facilmente con la Reggina, a Perugia Calori schiantò la Juve, dopo una lunghissima e discussa interruzione del gioco causa maltempo. Fu una sorta di contrappasso positivo per i biancocelesti, che l'anno prima la rimonta, non meno beffarda, l'avevano subita ad opera del Milan di Zaccheroni, capace di recuperare 8 punti nelle ultime sette giornate e di ghermier in extremis lo scudetto vincendo proprio a Perugia. Insomma, Allegri può crederci, anche se le rimonte di solito si realizzano mettendo nel mirino un avversario. In questo caso, le lepri sono ben tre (Milan, Napoli e Inter) e le cose si complicano ulteriormente.