Dennis Bergkamp: il genio olandese che ha conquistato l’Inghilterra

Pubblicata il 10/05/2022
Dennis Bergkamp: il genio olandese che ha conquistato l’Inghilterra
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Olanda e Milano, negli anni '90, rappresentavano un binomio vincente nel calcio.. Avrà pensato la stessa cosa il presidente dell'Inter Ernesto Pellegrini quando riuscì a chiudere il doppio acquisto dall'Ajax di Wim Jonk e soprattutto Dennis Bergkamp. Per quest'ultimo il numero uno nerazzurro anticipò la concorrenza di tutti i top-club del mondo, ammaliati dalla classe del capocannoniere dell'ultima edizione degli Europei e protagonista con il club olandese della cavalcata vincente nella Coppa UEFA 1992. In una Milano nerazzurra sognante di replicare i successi del Milan di Van Basten -Gullit-Rijkaard, Bergkamp, reduce anche da due podi consecutivi nel Pallone d'Oro, non riuscirà ad avere lo stesso impatto dei connazionali. Serviranno infatti addirittura sei mesi per vedergli segnare il primo gol in un'annata negativa. Meglio nella seconda stagione, dove i suoi gol - 8 in 11 partite - trascinarono la Beneamata al trionfo in Coppa UEFA. Sembra finalmente l'inizio di una storia d'amore, quando invece la società, non contenta del rendimento altalenante del numero 10, lo vende all'Arsenal, squadra in cui si vedrà il vero valore del giocatore. La Premier League sembra il suo palcoscenico naturale, stupisce tutti con effetti speciali e giocate di classe pura. Arsène Wenger gli affida le chiavi della squadra e lui risponde presente, soprattutto quando dalle parti di Londra arriva Thierry Henry con cui dà vita a una coppia incredibile capace di guidare l'Arsenal verso diversi trionfi tra cui la Premier League 2003-04, quella degli Invincibili, un vero dominio senza mai perdere una partita. Nei suoi anni ai Gunners tra le tante giocate no-sense, indimenticabile il gol a St. James Park contro il Newcastle, per tutti tra i più belli della storia del calcio. Chiude con il calcio, sempre con l’Arsenal, dopo la finale di Champions persa contro il Barcellona nel 2006, match in cui resta mestamente in panchina per tutti e 90' fallendo la conquista dell'unico trofeo europeo mancante, per l'uomo che aveva paura di volare, ma che in campo si elevava a vette inarrivabili per "calciatori normali".