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Il calcio piange Maurizio Zamparini, i migliori acquisti del presidente che fece grandi Palermo e Venezia
Pubblicata il 01/02/2022
©Shutterstock/No use without permission
Adesso se ne ricorda soprattutto la leggendaria propensione agli esoneri (oltre una cinquantina), ma è normale che sia così: con lui il tecnico era perennemente in rampa di lancio, poteva saltare in qualsiasi momento. Un bel guaio per chi era in sella, ma una manna per chi attendeva che si liberasse un posto. Insomma, Maurizio Zamparini, mancato il 1° febbraio a 80 anni, per la categoria degli allenatori è una sorta di benemerito, perché ne ha pagati come nessuno. Ma ridurlo a questo sarebbe ingeneroso e sbagliato: Zamparini era il degnissimo rappresentante di una stirpe di presidenti calcistici oggi praticamente estinta. Quella dei padri padroni di provincia, gente alla Rozzi e alla Mantovani: vulcanici, irascibili, impulsivi, un tantino folcloristici; ma grandi conoscitori della materia che si trovavano a governare. Zamparini, ad esempio, poteva esibire una straordinaria galleria di scoperte: si va dal Flaco Pastore al Matador Cavani, fino ad arrivare a Dybala. Campioni che hanno dato ossigeno preziosissimo alle casse sociali, permettendo gli investimenti successivi. E poi gli italiani: Luca Toni, Miccoli, Belotti e il geniale Zauli, solo per citarne alcuni. Prese il Venezia in C e lo portò agli onori della Serie A. Poi acquistò il Palermo in B nel 2002 e dopo un paio di stagioni centrò la promozione, affidandosi in panchina a Guidolin, talmente bravo da reggere qualche stagione a capo di una squadra che funzionava come un gioiello. In quel Palermo, che per anni viaggiò in orbita Uefa, collezionando quinti e sesti posti, giocavano Zaccardo, Barone, Toni, Grosso e Barzagli, tutti campioni del mondo nel 2006. Insomma, Zamparini sapeva scegliere collaboratori (vedi Rino Foschi) e giocatori, dopo di che era bravissimo a danneggiare la propria immagine con dichiarazioni incaute, eterne minacce di dimissioni dalla carica presidenziale e ricorrenti intemerate contro la classe arbitrale. La sua era nel Palermo finì nel 2018, dopo 16 anni: prima, però, volle battere tutti i record di avvicendamenti in panchina. Accadde nella stagione 2015-16, quando si susseguirono a tamburo battente Iachini, Ballardini, Viviani, Bosi, Giovanni Tedesco (con Schelotto), poi di nuovo Bosi, di nuovo Iachini, Novellino e infine ancora Ballardini. Miracolosamente, il Palermo rimase in Serie A.