Il tris di Pablito, le mani di Zoff: 40 anni dall'indimenticabile Italia-Brasile di Spagna 1982
"Il miglior incontro mai disputato". Così il Time ha definito Italia-Brasile del Mundial 1982, una partita, anzi La Partita, destinata a rimanere per sempre nella storia del calcio, ma anche del costume italiano. Un romanzo lungo 90 minuti, il vero punto di svolta di una rassegna iridata nata sotto i peggiori auspici e terminata invece alzando al cielo la coppa del mondo. Si arrivava alla sfida contro i verdeoro dopo un girone passato con tre pareggi in altrettanti match - solo per differenza reti - e una vittoria d'autore contro l'Argentina di Maradona, troppo poco per tutti, soprattutto per la stampa italiana, feroce fin da subito nei confronti di Enzo Bearzot, per poter impensierire l'armata brasiliana, favorita numero uno per il successo finale e reduce da quattro vittorie consecutive. E invece il campo, come sempre giudice sovrano, stabilì tutt'altro. In primis la rinascita di Paolo Rossi, centravanti azzurro ancora a secco, attaccato da tutti, tranne che dal commissario tecnico azzurro, che come un papà l'ha protetto schierandolo sempre in campo e venendo ripagato nell'afoso pomeriggio del Sarria da quella magica tripletta, primo passo per Pablito verso il titolo di capocannoniere della manifestazione e soprattutto il Pallone d'Oro. Una nazionale esempio di coesione, che non è mai arretrata di un centimetro dinanzi a una selezione fenomenale nelle individualità ma non così squadra come gli azzurri. In un finale convulso e interminabile, con il punteggio fermo sul 3-2, le mani di Dino Zoff sul colpo di testa di Oscar inchiodano la palla sulla linea, una parata fenomenale con un eloquente gesto verso gli avversari che chiedevano il gol, dal sapore di vittoria. Al fischio finale l'esplosione di gioia e la convinzione che alla "famiglia" messa insieme da Bearzot, niente era precluso.