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Immobile e non solo: quando i fuoriclasse non riescono ad essere protagonisti in Nazionale
Pubblicata il 12/04/2022
©Shutterstock/No use without permission
Bomber in Serie A ma assente ingiustificato in azzurro, fino a diventare il presunto colpevole della mancata qualificazione al mondiale di Qatar 2022. Questa è la storia recente di Ciro Immobile, sempre più prolifico in campionato, dove va a caccia del quinto titolo capocannoniere e della top-10 all-time, ma criticato pesantemente – fino a essere ritenuto il colpevole numero uno - dopo la “drammatica” sconfitta subita a Palermo contro la Macedonia del Nord. Tuttavia il problema del gol per i centravanti azzurri è ben radicato nella storia della nazionale come dimostra il fatto che da Riva in avanti – leader di tutti i tempi con 35 centri – nessuno è riuscito a superare quota 30. Illustri predecessori come Giorgio Chinaglia, altra bandiera laziale, con soli quattro gol in 14 gare prima del litigo con Valcareggi contro Haiti che di fatto ha messo fine al suo rapporto con l’azzurro, stesso numero di reti ma in 36 partite per l’attuale commissario tecnico Roberto Mancini, anche lui in un rapporto conflittuale con la nazionale da giocatore. La situazione migliora, ma non troppo, anche nel caso di Antonio Di Natale, uno dei marcatori più prolifici della Serie A con 209 gol, ma a segno solo 11 volte con l’Italia, cinque in meno di Gianluca Vialli e Luca Toni, superato di tre lunghezze dal compagno di reparto in Germania, Alberto Gilardino. Anche big come Alessandro Del Piero, Filippo Inzaghi e Christian Vieri, tutti sopra i 20 e nella top ten, hanno prodotto numeri troppo bassi, soprattutto se rapportati ad attaccanti di livello molto più basso come Hakan Sukur, Dimitar Berbatov, Jan Koller o Alexander Frei, arrivati tutti oltre i 40 timbri, obiettivo numero uno per le generazioni future di bomber, indispensabile per riportare l’Italia ai fasti di una volta.