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Inter, ecco Gosens: il terzino che spera di emulare le gesta di Facchetti
Pubblicata il 28/01/2022
©Shutterstock/No use without permission
«Spero di fare tantissimi gol a San Siro». Nelle sue prime dichiarazioni da interista, Gosens ha colto uno dei punti che ne fanno un giocatore prezioso. Uno che da difensore esterno fa venti gol in due campionati (11 l'anno scorso, 9 la stagione precedente) è oro puro. D'accordo, parlare di difensore esterno (figuriamoci di terzino) non rende esattamente l'idea, visto che nell'Atalanta gli uomini di fascia sono attaccanti mascherati, ma di sicuro in quel ruolo nessuno in Serie A sa rendersi pericoloso come il neo-interista. Il quale, avrà peraltro con Inzaghi la possibilità di mantenere le sue mansioni quasi inalterate. Fatti i giusti distinguo fra epoche diverse, Gosens può suggestivamente essere posto nel solco di un leggendario antenato nerazzurro, quel Giacinto Facchetti che nel mezzo degli anni Sessanta mandò in frantumi le convenzioni e fece quello che i terzini di quei tempi non osavano: passò la metà campo. Anzi, di più: andò alla conclusione e cominciò a fare gol. Fu Helenio Herrera, tecnico di quell'Inter che vinceva in Italia e nel mondo, a lasciargli le briglie sciolte, nell'ambito di un modulo stranamente asimmetrico. Il terzino destro, Burgnich, era un dfensore vero, marcatore implacabile. Dalla sua parte, la fase offensiva era interamente lasciata all'ala destra, di solito il brasiliano Jair. A sinistra, invece, Facchetti, fisico e passo da mezzofondista, trovava campo libero perché Corso, in teoria ala mancina, era in realtà una delle due menti del centrocampo, insieme a Luisito Suarez.
L'invenzione del terzino d'attacco ebbe effetti dirompenti: nella sua lunga militanza nerazzurra, Facchetti segnò 76 volte, tra serie A e Coppe. Nel campionato 1965-66 andò perfino in doppia cifra (10 reti) in un calcio nel quale il gol non era merce facile come oggi. Quanto a Gosens, il suo arrivo solleva anche altre suggestioni: sui giocatori tedeschi, benché non molto numerosi, l'Inter ha costruito pagine di gloria. Basti ricordare la “macchina” costruita da Trapattoni a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, innervata da un indimenticabile trio di panzer: Matthaeus, Brehme e Klinsmann. Ma già anni prima, i tifosi nerazzurri avevano sognato con Rummenigge, arrivato un po' logoro ma ancora in grado di regalare lampi di calcio stellare. Meno esaltanti le esperienze di Horst Szymaniak, primo tedesco dell'Inter, che passò come una meteora nella squadra di Herrera, e di Hansi Müller (1982-84), che lasciò sulla carta gran parte del suo conclamato talento. Da dimenticare i brevi passaggi di Matthias Sammer (1992-93), che poi divenne Pallone d'Oro con il Borussia Dortmund, e di Lukas Podolski, che arrivò a gennaio 2015 fresco di titolo mondiale e se ne andò l'estate successiva, dopo 16 partite (1 rete) tutt'altro che memorabili.
L'invenzione del terzino d'attacco ebbe effetti dirompenti: nella sua lunga militanza nerazzurra, Facchetti segnò 76 volte, tra serie A e Coppe. Nel campionato 1965-66 andò perfino in doppia cifra (10 reti) in un calcio nel quale il gol non era merce facile come oggi. Quanto a Gosens, il suo arrivo solleva anche altre suggestioni: sui giocatori tedeschi, benché non molto numerosi, l'Inter ha costruito pagine di gloria. Basti ricordare la “macchina” costruita da Trapattoni a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, innervata da un indimenticabile trio di panzer: Matthaeus, Brehme e Klinsmann. Ma già anni prima, i tifosi nerazzurri avevano sognato con Rummenigge, arrivato un po' logoro ma ancora in grado di regalare lampi di calcio stellare. Meno esaltanti le esperienze di Horst Szymaniak, primo tedesco dell'Inter, che passò come una meteora nella squadra di Herrera, e di Hansi Müller (1982-84), che lasciò sulla carta gran parte del suo conclamato talento. Da dimenticare i brevi passaggi di Matthias Sammer (1992-93), che poi divenne Pallone d'Oro con il Borussia Dortmund, e di Lukas Podolski, che arrivò a gennaio 2015 fresco di titolo mondiale e se ne andò l'estate successiva, dopo 16 partite (1 rete) tutt'altro che memorabili.