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Irlanda del Nord-Italia, 63 anni dopo gli azzurri pronti alla rivincita

Pubblicata il 09/11/2021
Irlanda del Nord-Italia, 63 anni dopo gli azzurri pronti alla rivincita
©Shutterstock/No use without permission
Ci sono voluti 63 anni, ma il momento del riscatto è arrivato: il 15 novembre l'Italia andrà a giocarsi la partecipazione al Mondiale 2022 al Windsor Park di Belfast. Per i più, niente di particolarmente suggestivo, se non che proprio su quel prato, il 15 gennaio 1958, la Nazionale italiana lasciò ai padroni di casa il biglietto per i Campionati Mondiali in programma l'estate successiva in Svezia.
Era l'atto finale di una discesa cominciata nel dopoguerra: la Nazionale che con Pozzo aveva dominato gli anni Trenta, era stata eliminata precocemente sia in Brasile, nel 1950, sia in Svizzera, quattro anni dopo. Ma almeno aveva partecipato: nello sventurato 1958, per la prima volta, conobbe l'onta dell'estromissione. Al “disastro di Belfast”, come fu definito, si arrivò dopo una sequela di errori e leggerezze. L'Italia, guidata da Alfredo Foni, ex campione del mondo nel 1938 e vincitore da tecnico di due scudetti con la famosa Inter del “Catenaccio”, fu inserita in un girone di qualificazione a tre squadre, con Portogallo e Irlanda del Nord. Gli azzurri superarono di misura gli irlandesi e persero fragorosamente in casa del Portogallo, 3-0. Il terzo impegno, in programma a Belfast il 4 dicembre 1957, fu preceduto da aspre polemiche. I dirigenti italiani si opposero alla designazione di un arbitro inglese, cosicché la federazione internazionale cambiò rotta e scelse per la direzione l'ungherese Zsolt. Il quale però, bloccato a Londra dalla nebbia, fu costretto a dare forfait a poche ore dal fischio di inizio. Gli irlandesi proposero allora un arbitro di casa, gli italiani rifiutarono, accettando di giocare solo a titolo amichevole. Il pubblico, che aveva gremito il Windsor Park per vedere un match storico, si scatenò fischiando l'inno di Mameli e tempestando la panchina azzurra con ogni tipo di oggetto. In campo, si scatenò una caccia selvaggia con rissa finale, dopo che la partita, tirata avanti in qualche modo, era terminata 2-2.La ripetizione della gara fu fissata per il 15 gennaio. Nel frattempo, l'Italia restituì al Portogallo il 3-0 rimediato all'andata, cosicché si presentò al match-bis di Belfast con un punto di più rispetto ai padroni di casa. Per andare ai Mondiali sarebbe bastato il pareggio. Dio solo sa perché, il ct Foni, passato alla storia come fautore del Catenaccio, in quell'occasione rinnegò se stesso, presentando una squadra piena di talenti ma sbilanciatissima in attacco, con una prima linea formata da Ghiggia, Schiaffino, Pivatelli, Montuori e Da Costa. Tutti i timori per una nuova bolgia infernale, si dmostrarono infondati: il comportamento del pubblico e della squadra di casa fu correttissimo e la partita si svolse in un'atmosfera ideale. L'Irlanda del Nord, nella quale spiccava il glorioso Blanchflower, idolo locale, macinò il suo calcio atletico e andò al riposo in vantaggio per 2-0. Nella ripresa, l'Italia segnò dopo dieci minuti il gol della speranza, con il romanista Da Costa, ma qualche minuto dopo restò in dieci, per un fallo di reazione di un altro oriundo giallorosso, Alcide Ghiggia, punito da Zsolt con un'espulsione apparsa a tutti, anche osservatori neutrali, troppo severa. Gli ultimi assalti dell'Italia non portarono a
a: al fischio finale il Windsor Park esplose in un boato per quella che il giorno dopo sui giornali locali fu definita “la vittoria più bella di sempre”. È anche l'unica ottenuta dall'Irlanda del Nord nei dieci confronti diretti con l'Italia. In attesa del match del 15 novembre, sono ammessi tutti gli scongiuri del caso.
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