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Italia, è rebus attacco: Mancini si affida ancora a Immobile
Pubblicata il 23/03/2022
©Shutterstock/No use without permission
Escludiamo il 5-0 con la Lituania, troppo facile. Mettiamo da parte anche il 2-1 con il Belgio, coreografica finalina della Nations League: per il resto, i numeri dicono che la Nazionale di Mancini nelle ultime sette gare giocate ha segnato soltanto 5 volte: un gol nella semifinale di Euro 2020, con la Spagna; uno nella finale di Wembley. Poi, nell'ordine: uno alla Bulgaria, uno di nuovo alla Spagna nella semifinale di Nations League e infine uno alla Svizzera all'Olimpico. In due occasioni, in casa della Svizzera e dell'Irlanda del Nord, l'Italia si è fermata allo 0-0.
La sterilità offensiva è stato il problema azzurro più rilevante, nella fiacca tabella di marcia post Europei. Il ct le ha tentate un po' tutte, cercando soluzioni fresche (Raspadori, Scamacca) e indulgendo alla formula di moda del “falso nove” (Insigne, Chiesa, Bernardeschi a turno), che ha dato risultati a dir poco deludenti. Addirittura, nello stage azzurro, ha temporaneamente ripescato Balotelli, per meriti non facilmente comprensibili.
Ora, in vista del primo playoff di qualificazione ai mondiali, si ritorna all'antico: tridente classico, con Berardi e Insigne ai lati di Immobile. Sempre discusso in azzurro, Ciro continua a fare valanghe di gol in campionato e nel panorama arido dei centravanti italiani è tuttora la soluzione obbligata. La sua assenza per infortunio, sia nella Nations League che nelle ultime gare del girone di qualificazione ai mondiali, si è rivelata un problema, se non altro per mancanza di alternative valide. Così come pesante è il forfait di Chiesa, decisivo più volte per la capacità di forzare da solo il blocco difensivo avversario.
L'obbligata rinuncia a Chiesa dovrà essere compensata da una maggiore incisività dei due esterni Insigne e Berardi, che nelle ultime 14 partite azzurre, a cominciare dal debutto nella fase finale degli Europei, hanno segnato rispettivamente due e un gol (peraltro su rigore). Non solo: Mancini ha bisogno dei gol dei centrocampisti. Tra questi, solo Locatelli e Barella provano di tanto in tanto a occupare l'area, mentre Verratti e Jorginho si fermano alla trequarti. Per intenderci, l'Italia avrebbe bisogno di un tipo alla Milinkovic-Savic, autentico attaccante aggiunto.
Naturalmente, tutti i problemi offensivi potrebbero sparire, o quanto meno attenuarsi, se tornerà a funzionare il gioco, quel prodigioso amalgama che ha caratterizzato la rinascita azzurra, dal disastroso flop con la Svezia, che ci costò i mondiali, al titolo europeo. Del resto, dalla magica serata Wembley non è passato neanche un anno.
La sterilità offensiva è stato il problema azzurro più rilevante, nella fiacca tabella di marcia post Europei. Il ct le ha tentate un po' tutte, cercando soluzioni fresche (Raspadori, Scamacca) e indulgendo alla formula di moda del “falso nove” (Insigne, Chiesa, Bernardeschi a turno), che ha dato risultati a dir poco deludenti. Addirittura, nello stage azzurro, ha temporaneamente ripescato Balotelli, per meriti non facilmente comprensibili.
Ora, in vista del primo playoff di qualificazione ai mondiali, si ritorna all'antico: tridente classico, con Berardi e Insigne ai lati di Immobile. Sempre discusso in azzurro, Ciro continua a fare valanghe di gol in campionato e nel panorama arido dei centravanti italiani è tuttora la soluzione obbligata. La sua assenza per infortunio, sia nella Nations League che nelle ultime gare del girone di qualificazione ai mondiali, si è rivelata un problema, se non altro per mancanza di alternative valide. Così come pesante è il forfait di Chiesa, decisivo più volte per la capacità di forzare da solo il blocco difensivo avversario.
L'obbligata rinuncia a Chiesa dovrà essere compensata da una maggiore incisività dei due esterni Insigne e Berardi, che nelle ultime 14 partite azzurre, a cominciare dal debutto nella fase finale degli Europei, hanno segnato rispettivamente due e un gol (peraltro su rigore). Non solo: Mancini ha bisogno dei gol dei centrocampisti. Tra questi, solo Locatelli e Barella provano di tanto in tanto a occupare l'area, mentre Verratti e Jorginho si fermano alla trequarti. Per intenderci, l'Italia avrebbe bisogno di un tipo alla Milinkovic-Savic, autentico attaccante aggiunto.
Naturalmente, tutti i problemi offensivi potrebbero sparire, o quanto meno attenuarsi, se tornerà a funzionare il gioco, quel prodigioso amalgama che ha caratterizzato la rinascita azzurra, dal disastroso flop con la Svezia, che ci costò i mondiali, al titolo europeo. Del resto, dalla magica serata Wembley non è passato neanche un anno.