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Koopmeiners e i suoi fratelli, la storia degli olandesi in Serie A

Pubblicata il 01/03/2022
Koopmeiners e i suoi fratelli, la storia degli olandesi in Serie A
©Shutterstock/No use without permission
Gasperini l'aveva detto con buon anticipo, quattro mesi fa: «Sta crescendo molto, sarà un leader dell'Atalanta del futuro». Forse però neanche il tecnico prevedeva che il futuro sarebbe arrivato così presto: da quanto si vede in campo, Teun Koopmeiners la statura del leader ce l'ha già, tecnicamente, tatticamente e anche sul versante del carattere. Se ne sono accorti lo scorso 28 febbraio i giocatori della Samp, flagellati dai raid di questo olandese volante, che nell'occasione ha festeggiato con una doppietta i suoi ventiquattro anni. Due gol di destro, peraltro, lui che è un mancino pieno. Segno di fiducia ai massimi e zero paura di sbagliare.
Nella più pura tradizione arancione, Koopmeiners è un giocatore totale: mediano in teoria, ma buono per tutti gli usi tra le due trequarti, e soprattutto dotato di tempo e fiuto negli inserimenti. Non a caso, nei suoi quattro anni con l'AZ Alkmaar, in Eredivisie, è andato due volte in doppia cifra (11 e 15 centri). A proposito, la sua doppietta alla Samp riempie un vuoto di dieci anni, perché l'ultimo olandese a fare due gol in Serie A nella stessa partita era stato Wesley Sneijder, in Udinese-Inter dell'aprile 2012.
Il riferimento non è peraltro casuale: il jolly dell'Atalanta va ad allungare la lista piuttosto di giocatori olandesi capaci di arricchire il nostro campionato con la loro innata duttilità calcistica. A dire il vero, dai Paesi Bassi sono venuti a decine, e molti sono passati senza lasciare il segno. Ma tra quelli arrivati con credenziali notevoli, ben pochi hanno fallito, altri hanno addirittura dominato, basti ricordare il Milan di Van Basten, Gullit e Rijkaard, o ancora prima il Napoli di Ruud Krool. E poi, in ordine sparso: Seedorf, Davids, Stam, Winter, van Bommel, Strootman e il citato Sneijder, fino agli odierni de Vrij e de Ligt. La stessa Atalanta ha già costruito parte delle sue recenti fortune su de Roon e Hateboer.
Tra le grandi delusioni, tre attaccanti: Bergkamp, che fece flop nell'Inter; Huntelaar e Kluivert, che zoppicarono nel Milan.
Infine, nel capitolo olandesi va inserito il più grande di tutti. Già, anche Johan Cruijff ebbe a che fare con il calcio italiano. Accadde il 16 giugno 1981, quando indossò la maglia del Milan contro il Feyenoord, nel cosiddetto Mundialito per club. Aveva 35 anni ed era in condizioni fisiche precarie. Regalò pochi squarci della sua passata grandezza e all'intervallo chiuse la sua brevissima parentesi italiana.
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