Lilian Thuram: una vita in difesa, soprattutto dei più deboli

Pubblicata il 26/01/2022
Lilian Thuram: una vita in difesa, soprattutto dei più deboli
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Lilian Thuram in campo si vedeva eccome. Leader naturale, dominava l’avversario con la sua strabordante fisicità unita ad un‘intelligenza tattica che gli permetteva di ricoprire perfettamente ogni ruolo difensivo. Non passava mai sotto traccia, era uno di quei calciatori di cui sentivi la presenza, capacità che il campione del mondo e d’Europa con la nazionale francese è riuscito a mantenere anche al di fuori del rettangolo di gioco. Un impegno nel sociale il suo già vivo quando vestiva ancora i panni del calciatore, senza abbassare mai la testa nemmeno davanti a personalità importanti come l’allora ministro degli Interni Sarkozy, con cui ebbe un botta e risposta a seguito di una delle tante “battaglie” nelle periferie transalpine che portò alla morte di due giovanissimi apostrofati in maniera presente dal futuro Presidente della Repubblica e subito ripreso dal difensore, all’epoca in forza alla Juventus, in un dopo partita non consueto per un calciatore. Andato via dalla Juventus, ci fu l’esperienza a Barcellona – non felicissima dal lato sportivo – ma dove Thuram iniziò a conoscere l’anima di un popolo come quello della Catalogna del Nord che appoggerà nei tentativi di indipendenza. Da quel giorno in poi sono aumentati gli interventi pubblici di Thuram in cui denunciava povertà, disuguaglianza e soprattutto razzismo, come nel suo libro uscito nel 2021 “Il pensiero bianco” un lungo ‘j’accuse’ in cui l’ex Blues ha attaccato come il differente colore della pelle possa cambiare la narrativa di determinate questioni e non solo. Anche qui un’uscita forte, come quelle in campo, a testa alta, senza che nessuno possa fermarlo.