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Pedro scalda i motori, lo spagnolo punta al tris nel derby
Pubblicata il 17/03/2022
©Shutterstock/No use without permission
E pensare che un anno fa di questi tempi, in maglia giallorossa, giocava spezzoni di partite e sembrava aver imboccato il viale del tramonto, in coerenza con i suoi quasi 34 anni. Tanto che a fine stagione si è ritrovato in lista di uscita, e nessuno si è strappato le vesti quando ha fatto il salto da una sponda all'altra del Tevere. Ma Pedro, o Pedrito come lo chiamavano al Barcellona, era tutt'altro che finito. Con Sarri, con cui aveva lavorato al Chelsea, è tornato subito un valore aggiunto, rispolverando un repertorio e un mestiere che nel mondo hanno pochi eguali. I numeri parlano: su 39 partite giocate dalla Lazio in tutte le competizioni, lo spagnolo è sceso in campo 37 volte, 29 delle quali partendo titolare. Ha segnato 9 gol (8 in campionato), distribuendo 5 assist.
Esterno naturale, sa muoversi in tutte le parti del campo, e a differenza di molti suoi celebrati colleghi non ha alcun bisogno di perdere uno o due tempi nella giocata per spostarsi la palla sul piede forte. Valga al riguardo l'esecuzione a cinque stelle in occasione del gol segnato al Napoli qualche settimana fa: un colpo al volo di sinistro (teoricamente il suo piede meno buono) scoccato da venti metri e finito nell'angolo, malgrado il volo di Ospina.
Nel periodo romano, alla sua monumentale bacheca (25 titoli complessivi) ha aggiunto ottime referenze come uomo-derby: con Kolarov e Selmosson è l'unico nella storia ad aver segnato sia da giallorosso che da biancoceleste. Domenica, alla sua quarta stracittadina romana, proverà a metterla dentro per la terza volta consecutiva, un colpo riuscito a pochi (tra questi, lo stesso Selmosson, Pruzzo, Delvecchio e Voeller, mentre Da Costa e Volk, rispettivamente a 8 e 7 reti consecutive, sono irraggiungibili).
Il suo unico problema è la carta d'identità, che a luglio gli notificherà i suoi 35 anni. A proposito, è praticamente coetaneo (di un mese più giovane) di Messi, del quale capiva in un lampo le intuizioni. Non sembri affermazione sacrilega, rispetto al suo immenso ex compagno di squadra, Pedrito sembra invecchiato meglio.
Esterno naturale, sa muoversi in tutte le parti del campo, e a differenza di molti suoi celebrati colleghi non ha alcun bisogno di perdere uno o due tempi nella giocata per spostarsi la palla sul piede forte. Valga al riguardo l'esecuzione a cinque stelle in occasione del gol segnato al Napoli qualche settimana fa: un colpo al volo di sinistro (teoricamente il suo piede meno buono) scoccato da venti metri e finito nell'angolo, malgrado il volo di Ospina.
Nel periodo romano, alla sua monumentale bacheca (25 titoli complessivi) ha aggiunto ottime referenze come uomo-derby: con Kolarov e Selmosson è l'unico nella storia ad aver segnato sia da giallorosso che da biancoceleste. Domenica, alla sua quarta stracittadina romana, proverà a metterla dentro per la terza volta consecutiva, un colpo riuscito a pochi (tra questi, lo stesso Selmosson, Pruzzo, Delvecchio e Voeller, mentre Da Costa e Volk, rispettivamente a 8 e 7 reti consecutive, sono irraggiungibili).
Il suo unico problema è la carta d'identità, che a luglio gli notificherà i suoi 35 anni. A proposito, è praticamente coetaneo (di un mese più giovane) di Messi, del quale capiva in un lampo le intuizioni. Non sembri affermazione sacrilega, rispetto al suo immenso ex compagno di squadra, Pedrito sembra invecchiato meglio.