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Rui Costa compie 50 anni, O Maestro festeggia mezzo secolo
Pubblicata il 29/03/2022
©Shutterstock/No use without permission
Il calcio è uno sport di movimento. Una locuzione che non si sposava con lo stile di gioco di Manuel Rui Costa, O Maestro, che compie 50 anni; quando era in campo infatti, a correre era la palla mentre lui sembrava quasi rimanere fermo, nel suo incedere insolito calmo, elegante, come se avesse già previsto tutto. Un maestro, appunto, per la sua capacità di inventare e di insegnare calcio anche agli spettatori meno appassionati rendendo semplice quello che solo in realtà lo era. Ai pochi chilometri percorsi, infatti, ha sempre abbinato una tecnica sopraffina, degna di quei trequartisti che oggi non nascono più, forse proprio perché la corsa è diventata necessaria, al contrario della tecnica.
A scoprirlo fu Eusebio – un segno del destino di certo – quando aveva 5 anni; figlio di quella generazione d’oro del Portogallo, capace di vincere prima con l’Under 20 e poi di piazzarsi secondo agli Europei Under-21 nel 1994, esplose a Firenze, in maglia viola, dove con Batistuta formò una coppia capace di ammutolire stadi in mezzo mondo. Con il giglio sul petto furono 277 le presenze per 50 reti totali. Ma per capire l’importanza di Manuel Rui Costa non bisogna guardare i suoi gol, ma quelli degli attaccanti che hanno giocato con lui, Batistuta in primis; se il Re Leone è diventato tale, tanto merito va anche al portoghese che con le sue giocate era in grado di aprire le difese. Capacità affinata ulteriormente al Milan dove in 192 reti segnò appena 11 reti, ma condite da 47 assist. Un genio al servizio della squadra, l’arte di inventare dal
A scoprirlo fu Eusebio – un segno del destino di certo – quando aveva 5 anni; figlio di quella generazione d’oro del Portogallo, capace di vincere prima con l’Under 20 e poi di piazzarsi secondo agli Europei Under-21 nel 1994, esplose a Firenze, in maglia viola, dove con Batistuta formò una coppia capace di ammutolire stadi in mezzo mondo. Con il giglio sul petto furono 277 le presenze per 50 reti totali. Ma per capire l’importanza di Manuel Rui Costa non bisogna guardare i suoi gol, ma quelli degli attaccanti che hanno giocato con lui, Batistuta in primis; se il Re Leone è diventato tale, tanto merito va anche al portoghese che con le sue giocate era in grado di aprire le difese. Capacità affinata ulteriormente al Milan dove in 192 reti segnò appena 11 reti, ma condite da 47 assist. Un genio al servizio della squadra, l’arte di inventare dal
a quello che prima non esisteva. Adesso Rui Costa, dopo l’abbandono al calcio giocato, non ha proseguito il percorso da allenatore, ma è diventato prima dirigente e adesso presidente del Benfica, la squadra dove iniziò la sua avventura nel calcio. Anche in questo caso ha scelto di fare il presidente, di sedersi a pensare, di guidare i suoi con la forza delle proprie idee invece di affannarsi dietro la ricerca di un gioco che, forse, non esiste nemmeno nella realtà, ma solo nella sua mente. Perchè in fondo quei piedi non erano stati creati per correre, ma per dispensare magie.