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Sarri e Mourinho, i destini (beffardi) di Lazio e Roma che si uniscono
Pubblicata il 10/01/2022
©Shutterstock/No use without permission
Pari e patta, con 32 punti ciascuno dopo 21 giornate di campionato, virtualmente fuori dall’Europa e con tanti, troppi problemi irrisolti. La stagione di Roma e Lazio sta viaggiando finora sulla stessa lunghezza d’onda, sicuramente inaspettata dopo l’estate. La parte giallorossa della città festeggiava la “liberazione” da Paulo Fonseca e l’arrivo di Josè Mourinho. Sì, nelle ultime esperienze era sembrato la fotocopia sbiadita dello Special One versione Re Mida dei primi anni 2000, ma un allenatore con il suo carisma e quel palmares mancava da troppo a Roma. Mentre dall'altro lato del Tevere la sponda biancoceleste salutava l'addio di Simone Inzaghi direzione Inter, per accogliere uno dei migliori allenatori italiani del decennio, Maurizio Sarri, l’uomo del bel gioco che non scende a compromessi. Le aspettative erano alte, ci si aspettava una crescita sul campo, conferenze stampa al vetriolo, il ritorno alla vittoria, ma soprattutto alla Roma, ma dopo più di metà stagione, i dubbi sono tanti. La drammatica sconfitta subita in rimonta contro la versione non certo migliore della Juventus, ha acuito il malcontento di una piazza divisa tra l’appoggiare ancora o meno il tecnico portoghese. Non si possono chiedere miracoli a un gruppo che evidenzia i soliti e cronici problemi mentali, ma è proprio sull’aspetto motivazionale che il portoghese doveva essere il valore aggiunto mentre in questo suo ritorno italiano sta collezionando solo record negativi: la prima volta con 6 gol subiti in una partita, le tre sconfitte interne per la Roma contro Milan, Inter e Juventus che mancavano da oltre 30 anni, più i quattro gol subiti, premiere per lui in un match casalingo. Se Atene piange, Sparta non ride. In tanti avevano definito ormai concluso il ciclo Inzaghi alla Lazio, mettendo in dubbio anche le capacità di un allenatore capace di fare dei piccoli capolavori a Roma, confermati in toto nei primi sei mesi interisti. Sarri ha sicuramente apportato delle modifiche non semplici da assimilare, ma i 39 gol presi in Serie A – sedicesima retroguardia del campionato - uniti ad alcune mancanze nei singoli evidenti, pubblicizzate dal tecnico anche nel post-partita di Milano, hanno fatto suonare i primi campanelli d’allarme nell’ambiente biancoceleste, anche qui ancora vicini al nuovo mister. Seppur le giornate passano inesorabili non tutto è perduto: il quarto posto è lontano, ma non impossibile, la strada europea è difficile ma soprattutto in Conference League le possibilità di riuscita sono alte, con l’ancora di salvataggio della Coppa Italia sempre buona per portare a casa almeno “un titulo”